Germondo, Venezia, Zatta, 1794

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Sala negli appartamenti d’Alvida.
 
 ALVIDA, poi CRATERO
 
 Alvida
 
    Giusti dei! Di quale affanno
 minacciato è il viver mio!
245Se ritorna il mio tiranno
 ah di me che mai sarà!
 
 Ah Cratero, qual voce
 m’ha ferito l’orecchio? A questi lidi
 Alarico ritorna?
 Cratero
                                Invano, invano
250malfondata lusinga
 de’ creduli vassalli in sen si desta.
 Germondo in mare appresta
 armi, navi ed armati
 il padre a vendicar. Sciolte ha le sarte,
255vola in Norvegia ed a momenti ei parte.
 Alvida
 Parte Germondo, oh dio!
 Parte l’idolo mio né degna almeno
 pria di partir...
 Cratero
                               Non dubitar, regina,
 congedarsi destina
260da te pria che le vele ei sciolga al vento.
 Alvida
 Temo, ah temo il momento
 che decide il destin de’ giorni miei.
 Cratero
 Ma perdere non dei
 l’occasion di svelare il foco ond’ardi.
265Paventa una rival, temi se tardi.
 Alvida
 Una rival?
 Cratero
                       Rosmonda...
 Alvida
                                                Oh dei! Che sento?
 Mancava all’alma mia
 questo di gelosia tormento estremo,
 ardo d’amore e di furore io fremo.
 Cratero
 
270   Odimi...
 
 Alvida
 
                      Oh dio! Non sento.
 
 Cratero
 
 Modera...
 
 Alvida
 
                     Oh fier tormento!
 
 Cratero
 
 Ah tu ti lagni a torto.
 Come sperar conforto,
 se l’amor tuo nascondi?
 
 Alvida
 
275(Una rival!)
 
 Cratero
 
                         Rispondi,
 come sperar mercé?
 
 Alvida
 
    Prence. (Prendendolo per la mano)
 
 Cratero
 
                     Che far poss’io?
 
 Alvida
 
 Tu sai... Tu vedi... Oh dio!
 Abbi pietà di me. (Parte)
 
 SCENA II
 
 CRATERO, poi GERMONDO
 
 Cratero
280Chi non osa in amore
 abbandoni ogni speme;
 amore e ritrosia mal vanno insieme.
 Germondo
 La regina mi fugge. E qual mia colpa
 meritò tal disprezzo? (A Cratero)
 Cratero
                                          Ella è ben lungi,
285prence, dal disprezzarti.
 Germondo
                                               E perché sdegna,
 quand’i’ giungo, restar?
 Cratero
                                              La tua presenza
 l’agita, la confonde.
 Trema in vederti e la cagion nasconde.
 Germondo
 Se m’odia, il dica.
 Cratero
                                    Altra passion nel cuore
290nutre tacendo.
 Germondo
                              E qual passione?
 Cratero
                                                               Amore.
 Germondo
 Amor? Per chi?
 Cratero
                                Sciolto da morte il laccio,
 che a Alarico l’unia, que’ nodi infranti,
 ch’erano a pentimento ancor soggetti,
 cambiati ha Alvida in tuo favor gli affetti.
 Germondo
295Puoi pensarlo? Puoi dirlo? Ed osi, audace,
 la regina insultar?
 Cratero
                                    Giustizia i’ rendo
 alla fiamma che l’arde e non l’offendo.
 Un arcano ti svelo
 noto a me solo.
 Germondo
                              Ah il testimonio indegno
300d’una fiamma, che insulta il padre e il figlio,
 perisca di mia man. (Tira la spada)
 Cratero
                                         Facil non credo
 l’audace impresa. (Si mette con la spada in difesa)
 
 SCENA III
 
 ALARICO con seguito ed i suddetti
 
 Alarico
                                    Eterni dei! Che vedo!
 In qual punto ritorno? A Alvida in braccio
 mi trasporta l’amor. La sposa in pianto
305di vedermi ricusa e il figlio armato
 trovo nelle sue stanze! Ah non celate,
 qualunque siasi, il mio destin; parlate.
 Cratero
 (Non tradiscasi Alvida). (Da sé)
 Germondo
                                               (Ah con qual core
 svelar posso l’insulto al genitore?) (Da sé)
 Alarico
310Figlio, tu taci e ti confondi e in viso
 di colore tu cangi? Il tuo silenzio
 potria farmi temer...
 Germondo
                                         Padre, ti è noto
 qual fede, qual onor nutrisco in petto,
 deh perdona, s’io taccio, al mio rispetto.
 
315   Vuoi ch’io parli?... Vuoi ch’io sveli?...
 Ah non sai quel che mi chiedi.
 Son fedel piucché non credi,
 del cuor mio non dubitar.
 
    Ma deh, soffri ch’io ti celi
320quel ch’i’ ascondo di funesto.
 Voglia il ciel che troppo presto
 tu nol giunga a penetrar. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 ALARICO, CRATERO, guardie
 
 Alarico
 Parte e tace Germondo? Ah tu, Cratero,
 per pietà d’uno sposo e un padre afflitto,
325svelami il delinquente ed il delitto.
 Cratero
 Non dee, non sa il mio labbro
 né mentir né accusar; la lunga assenza
 del tuo regno, signor, della tua morte
 un annunzio funesto
330diede moto all’ardir. Comprendi il resto.
 
    Se il suo dover si scorda,
 se un cuor diviene ingrato,
 colpa è talor del fato
 che delirar lo fa.
 
335   Che la natura è sorda
 sovente alla ragione
 e di passion dispone
 la sola autorità. (Parte)
 
 SCENA V
 
 ALARICO, poi ROSMONDA
 
 Alarico
 Ah da’ ritegni istessi
340di Cratero dubbioso è il reo svelato.
 Perfido figlio ingrato!
 Rosmonda
                                          Deh permetti
 che al giubbilo comune...
 Alarico
                                                Olà. (Chiama le guardie senza badare a Rosmonda)
 Rosmonda
                                                           Qual ira
 contro me? In che t’offesi?
 Alarico
                                                   Al duol perdona
 che mi toglie a me stesso. Olà, si cerchi
345e s’arresti Germondo e a me sia scorto. (Alle guardie)
 Rosmonda
 Come, signore? Il figlio tuo?
 Alarico
                                                      L’indegno
 tentò d’Alvida soggiogar gli affetti.
 Rosmonda
 Ah giusto re, permetti
 ch’io dica e ch’io sostenga
350che ingannato tu sei.
 Alarico
                                         Qual prova adurre
 puoi della sua innocenza?
 Rosmonda
                                                 Una ne vanto
 che può farti tranquillo e che mi onora.
 Sai che non arde un cuore
 di due fiamme ad un tempo. Oh cieli! Arrischio
355forse i tuoi sdegni meritar ma salvo
 l’onor suo, la tua pace. Ah per Alvida
 non arde il figlio tuo d’amore in petto,
 per me l’accese un innocente affetto.
 Alarico
 E questa, audace, onde i miei sdegni aumenti,
360parti ragion bastante
 per escluder la colpa? Un nuovo fallo
 in lui mi scopri e nol difendi. Ardito
 chi contro al mio divieto
 la mia schiava sedur presume ed osa,
365può l’audacia arrischiar sino alla sposa.
 Proverà il mio rigor.
 Rosmonda
                                        Signor...
 Alarico
                                                          T’accheta.
 Vattene. Io più non soffro
 chi mi parla di lui.
 Rosmonda
                                     Di lui ti parlo,
 perché meglio di te quel cor conosco.
370Parlo a un tenero padre, a un re clemente.
 Guardati di punirlo, egli è innocente.
 
    Sono amante e l’ardor ch’ho nel petto
 palpitare e tremare mi fa.
 Tu sei padre e un più tenero affetto
375ti dovrebbe destare a pietà.
 
    Ah quel volto, quel labbro, quel ciglio,
 la virtù che conosci nel figlio
 ti assicuri ch’ei colpa non ha. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 ALARICO solo
 
 Alarico
 Tutte le vie del cuore
380mi ricerca costei. Ma invan m’arresto
 all’arte lusinghiera. Arder potrebbe
 di Rosmonda nel petto
 l’ambizion di regnar piucché l’affetto.
 
    Ah del cuor nel cupo fondo
385di natura i moti io sento;
 son gli affetti in fier cimento
 fra il regnante e il genitor.
 
    Ma non basta e non ascondo
 che gli sdegni amor fomenta,
390che m’accende e mi tormenta
 il geloso mio furor. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 Giardini nel palazzo reale.
 
 GERMONDO, poi ROSMONDA
 
 Germondo
 
    Zeffiretti che intorno spirate,
 onde pure che al mare scorrete,
 più il martir del cor mio non calmate;
395più non siete il mio dolce desir.
 
    Cerco un antro, una rupe, uno speco,
 dove l’eco risponda ai sospir.
 
 Qual ardir, quale orror! Cieli! Una sposa!
 Una regina! Ah chi potea tal onta
400prevedere, temer? Ma il padre offeso
 me sospetta e minaccia. Oh dei! Soffrire
 potrò che su me cada
 l’ingiurioso sospetto?
 Io sarò d’ira e di rossore oggetto?
 Rosmonda
405Ah Germondo, che fai? Salvati, il padre
 reo ti crede e ti cerca e l’ordin diede
 per arrestarti.
 Germondo
                             Oh dei! Sai tu, mia vita,
 di qual fallo ei m’accusa?
 Rosmonda
                                                Ah dal suo labbro
 l’intesi io stessa e inorridii.
 Germondo
                                                    Che pensa
410il tuo cuore di me?
 Rosmonda
                                     Penso che invano
 vuolsi dell’altrui colpa
 macchiar la tua virtù. Ma fuggi. Oh stelle!
 Lisimaco s’appressa.
 Germondo
                                         Ah il fido amico
 contro me congiurato?
 Rosmonda
415Pochi restano amici a un sventurato.
 
 SCENA VIII
 
 LISIMACO con guardie ed i suddetti
 
 Lisimaco
 Principe, in me tu vedi
 un amico fedel. Del re, del padre
 m’accinsi il cenno ad eseguire io stesso,
 sol per tuo ben, non per vederti oppresso.
420Se colpevole sei, fuggi. Le guardie
 che arrestarti dovrian, saran tua scorta.
 Vattene, non temer. Ma se innocente
 difenderti tu puoi, ritorna al padre,
 obbedisci, conserva
425la tua virtù, la tua innocenza illesa;
 veglierà il regno tutto in tua difesa.
 
 coro di guardie
 
    Di vita e regno
 di te più degno
 mortal non fu.
 
430   Deh stelle ingrate,
 deh rispettate
 la sua virtù.
 
 parte del coro
 
    Della gloria il puro zelo
 infiammato ha il nostro cor.
435Squarcierà la nube il velo;
 per te veglia il nostro amor.
 
 tutto il coro
 
    Di vita e regno
 di te più degno
 mortal non fu.
 
440   Deh stelle ingrate,
 deh rispettate
 la sua virtù.
 
 parte del coro
 
    Va’, confondi col tuo aspetto
 la calunnia ed il livor
445e del giudice nel petto
 cerca il cuor del genitor.
 
 tutto il coro
 
    Di vita e regno
 di te più degno
 mortal non fu.
 
450   Deh stelle ingrate,
 deh rispettate
 la sua virtù.
 
 Germondo
 Grato a un popol fedel che m’ama e onora,
 certo di mia innocenza, odo il consiglio
455che prudenza vi detta e a quel m’appiglio.
 Rosmonda
 (Oh ciel!)
 Germondo
                     Prendi, Lisimaco,
 prendi la spada mia. Recala al padre.
 Ti seguo anch’io.
 Rosmonda
                                  Deh non t’espor... (A Germondo)
 Lisimaco
                                                                    Rosmonda,
 se l’onor suo, se l’amor tuo ti cale,
460questa non impedire opra immortale.
 Germondo
 Rosmonda, addio.
 Rosmonda
                                    Ah lo previdi. Ah il core
 io mi sento mancar. Mai più, Germondo,
 forse non ti vedrò.
 Germondo
                                    Spera, mia vita.
 Può soffrir l’innocenza;
465ma perire non può.
 Rosmonda
                                      De’ tuoi nemici
 l’arte, il livore... Oh dei!
 Terminate, vi priego, i giorni miei.
 Germondo
 Modera il crudo affanno,
 il mio giudice alfin non è un tiranno.
 
470   Idol mio, quel pianto amaro
 deh nascondi agli occhi miei.
 Ah resister non potrei...
 Cessa oh dio! di lagrimar.
 
 Rosmonda
 
    Deh perdon, perdona, o caro,
475all’amore, al cuore oppresso;
 deh perdona al debol sesso
 che il dolor non sa frenar.
 
 Germondo
 
    Crudo fato!
 
 Rosmonda
 
                           Stelle ingrate!
 
 Germondo
 
 Idol mio!...
 
 Rosmonda
 
                        Mi lasci oh dio!
 
 a due
 
480Dalla pena, o mio tesoro,
 è un prodigio s’io non moro.
 Ah mi sento il cor mancar.
 
    Del mio ben se il ciel mi priva,
 è impossibile ch’io viva.
485Il tormento che risento
 vieni o morte a terminar.
 
 Fine dell’atto secondo